Sono un ornitorinco

Gennaio 27, 2020



Sono stato discriminato perché sono un ornitorinco. Come questo animale, infatti, non rientro nelle categorie vigenti: anfibio, mammifero o papero bizzarro? Nel mio caso i dubbi erano altri, ma figli della stessa difficoltà che abbiamo nell’accogliere le sfumature.

Così, da adolescente non ero né figo né sfigato, né via di mezzo – incapace di ritagliarmi un’identità in qualunque gruppo, con cui non condividevo interessi e desideri, oscillavo tra goffe recite e solitudine autoimposta.

Da ragazzo, invece, ho indossato i ruoli di chi non ha ruolo: prima giullare, poi artista, scrittore e filosofo. Ma anche questi abiti non mi calzavano; troppo filosofo per fare l’artista o il giullare, troppo artista per esser preso sul serio come scrittore. Da adulto ho imparato a offrire a chi incontro il lato che desidera vedere (o che mi conviene mostrare), cosa che ha messo fine alla discriminazione e acuito la solitudine.

Ho sempre avuto gusti e interessi particolari. Non è un giudizio qualitativo, appartengo semplicemente a una minoranza, come l’ornitorinco rispetto alle specie più comuni. Non è stato facile, ma col tempo ho avuto la fortuna di conoscere altri ornitorinchi e mi sono abituato a ignorare la cosa, sbiadendo il più possibile le mie etichette e quelle altrui.

Oggi considero qualunque identità una persistente illusione. Da ornitorinco so bene che se vengo discriminato è da chi non sa ben discriminare, perché non vede che ogni cosa è particolare, mai universale.

Francesco D’Isa


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