Oltre

Aprile 2, 2019



Ciao, sono M., un ragazzo come tanti altri che nutre passioni e ambizioni.

Sono nato con un corpo diverso da quello che la mia mente ha sempre sentito di essere.
Nell’infanzia ero un ometto a tutti gli effetti, nonostante la chioma bionda e lunga che mi nascondeva e opprimeva: giocavo coi maschietti, non stavo molto con le bambine perché parlavano di cose delle quali non m’interessava assolutamente niente.
Nei negozi correvo come un fulmine nel reparto “giochi blu” piuttosto che quelli “rosa” (tanto per dover sottolineare la differenza tra i due generi, no?).

Crescendo ho cominciato a detestare l’idea di dover indossare i vestiti o le gonne.
Ricordo che ribadivo: “Io voglio solo camice a quadri o in jeans nel mio armadio”.
Ora che ci penso mi scappa una risata ironica.

Poi venne il momento di diventare “signorina” e quindi avrei dovuto cominciare a truccarmi il viso: subii tante sgridate per il mio rifiuto.

I miei genitori cominciarono a notare i miei cambiamenti: mi tagliavo i capelli, compravo vestiti sportivi (solo successivamente cominciai col reparto da uomo), non avevo ancora mai presentato un fidanzatino, forse scoprirono pure di una fidanzata segreta.

Mi portarono da una psicologa per un po’ di tempo, come se nel mio mo(n)do di ragionare ci fosse qualcosa di sbagliato, una rotella fuori posto, un buco oscuro da colmare.

Mi era pure negato di uscire se non con la mia amica d’infanzia. Ciò accadeva perché di lei i miei genitori “si potevano fidare”, mentre di me, siccome andavo in una scuola di “sbandati” come l’artistico, cominciarono pure a pensare che mi drogassi.

Comunque, un giorno mi venne presentato un ragazzo FtM che mi aprì la porta di un mondo che non conoscevo: mi liberò da tutto il dolore, la confusione e il rigetto che serbavo nei miei confronti dalla nascita.

Da quel giorno nacqui io, M., e nulla di me mi fece più soffrire. Nulla a parte la disforia che, ancora oggi, mi lacera su ogni dove (davvero molti non riescono a capire come ci si può sentire).

Fatto sta che il mio unico problema rimangono i miei genitori di sangue nativo, che non sono nient’altro che omotransfobici razzisti che non credono nella parità tra i generi e tra le persone. Addirittura non sopportano il mio essere femminista perché credono che io “odi” gli uomini e a causa di questo mi sia deviato.

Ho sofferto in modi atroci a causa della loro ignoranza e del loro odio.
Sono costretto ad aver paura di uscire perché spesso mi spiano in giro per la città o mi minacciano che hanno conoscenze nella polizia che possono stalkerare online i miei amici.
Sono costretto ad ascoltare le loro bugie che hanno il solo scopo di farmi soffrire.
Sono costretto ad avere costante paura.
Sono costretto a soffrire di attacchi d’ansia da diversi anni, e quando glielo confessai mi presero in giro, pensando che fosse solo una scusa.
Sono costretto a non poter dire la mia e a subire insulti, derisioni e minacce. Infatti mio padre spesso mi prende in giro o mi ride in faccia e addirittura una volta mi disse “gli omosessuali sono la feccia dell’umanità, se tu lo fossi ti sbatterei fuori casa all’istante”.
Sono costretto a farmi crescere i capelli lungo il collo, a lasciare che mi rubino prodotti per il corpo, profumi e vestiti e a farmi decimare il mio guardaroba perché “non femminile”.

Insomma, nonostante la mia liberazione interna, ancora non posso uscire allo scoperto per la paura della discriminazione.

Se i miei genitori scoprissero di me, chissà cosa mi accadrebbe… Infatti sto già progettando di andarmene di casa il prima possibile, magari affittando un appartamento con coinquilini per pagare meno e alternando il lavoro con la scuola. Perché sì, non ho intenzione di rinunciare alla maturità, di rovinarmi il futuro a causa loro.

​Insomma, ho notato che sono sempre e soltanto stato discriminato dalla mia famiglia (genitori e parenti vari) e troppo spesso mi ritrovo a pensare che tutto questo sia ingiusto e che forse non me lo merito fino a sto punto: vorrei solo vivere e amare come tutti in relativa serenità.

Ma fortunatamente sono cresciuto modellandomi affinché io riesca a pensare positivo la maggior parte delle volte. Il mondo marcio in cui sono nato mi ha reso empatico nei confronti di chi soffre e sono deciso ad impiegare la mia vita a lottare contro la discriminazione, in modo che altre persone non siano costrette a subire ciò che è toccato a me.



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