Qui c’è tutto il mondo

by / Ottobre 22, 2020



Qui c’è tutto il mondo” (edizione Tunué) è una storia di amicizia, di avventura, forse un vecchio ricordo mai sbiadito.
Quanto è determinante la famiglia nella quale cresciamo, il contesto culturale nella quale ci relazioniamo, le amicizie che stringiamo, alla formazione della nostra identità?
Cristiana Alicata con i disegni di Filippo Paris ci racconta la storia di Anita, che dal Sud si trasferisce con la famiglia nel Nord Italia. È il 1984 e la Lega Nord vuole “cacciare” i “terroni”, come si evince dalle scritte sui muri della città.
La prima cosa che conosciamo di Anita è la sua terra d’origine, il rapporto così stretto con il nonno. Veniamo in contatto poi con il suo nucleo familiare, con la presenza costante di suo padre, con la continua competizione che lei sente nei confronti del fratello. Questo, anche se più piccolo, ha diritto a una bici nuova, a giocattoli che ispirano avventure e viaggi mirabolanti, ad abiti più corti che facilitano il movimento. Ad Anita sono destinate bambole, una vecchia Graziella, ordine, compostezza, precisione.
Anita non ci sta. Lei è quella che viene comunemente definita “maschiaccio”: indossa abiti maschili, gioca a calcio, gira la città in bicicletta, sogna di essere Huckelberry Finn.
Tina è sua amica ed è anche lei è un “maschiaccio”. Le due si sfidano, giocano con i maschi da pari, sognano di fuggire dalle loro famiglie.
Anita vuole andarsene perché sua madre sta male, è sempre chiusa in casa, parla da sola, indossa le scarpe spaiate, è depressa e sembra non essere felice. Tina è una ribelle vuole scappare perché sembra non essere capita dai suoi genitori.
Le due faranno entrare nel loro nucleo Elena, che ha perso i genitori e vive con la nonna. Elena è bellissima, indossa dei vestiti rosa, è guardata intensamente da Anita.
Anita, Tina ed Elena costruiscono una zattera per fuggire e lasciarsi alle spalle quel mondo opprimente che non le lascia libere di essere se stesse.
Anita gioca di nascosto con le cravatte del padre, perché se mai lo dovesse sapere, forse si arrabbierebbe. Non lo dice mai, ma lo sentiamo come un discorso inespresso, un gioco tabù da non rivelare a nessuno.
Tina si scontra con un mondo maschile che la esclude, la canzona, non la desidera. E questo la porta a provare rabbia, rancore, a volersi difendere “a botte”, come farebbero loro, solo per essere accolta, accettata.
Elena, invece, vive sotto l’algida e rigida figura della nonna, che controlla ogni suo movimento, ma con Tina e Anita ha scoperto che può fare tante cose, che può desiderare altre storie e altri mondi per sé.
Ma anche se vogliono scappare, anche se vogliono desiderare di fuggire, alla fine è proprio qui, nel presente, in quell’estate, nella costruzione della zattera che vola veloce sull’acqua, che c’è tutto il mondo.
E nient’altro.



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