Le quattro serie tv che avrei voluto vedere a 16 anni

by / Settembre 7, 2020



Quando avevo 16 anni, era il 2008. All’epoca la serie tv che più sentivo vicina era “I Liceali”. Io, che ero effettivamente una liceale di un durissimo liceo classico, mi sentivo molto vicina alle storie di quei ragazzi e di quelle ragazze, soprattutto perché era la prima volta che vedevo rappresentato il sadismo dei professori e delle professoresse di latino e greco. Ricordo che nella mia classe non facevamo che parlare di altro.
Cosa ha di nuovo questa serie tv rispetto alle altre? Niente. Assolutamente niente. È piena di cliché, stereotipi e mette in scena un sacco di oppressioni sociali, soprattutto riguardo l’obbligo di avere una vita sessuale attiva durante gli anni adolescenziali.
Oggi, anno 2020, mi ritrovo a guardare delle serie tv che sono contro gli stereotipi e che hanno proprio l’obiettivo di abbattere la discriminazione.
Come sarebbe stata diversa la percezione del mio mondo se avessi avuto altre immagini proposte dai media?
Così, ho raccolto le quattro serie tv che avrei voluto vedere a 16 anni.

Sex Education

Non ha bisogno di molte presentazioni. È famosissima, se n’è parlato tantissimo, se n’è scritto ancora di più. Due stagioni, una più bella dell’altra, Sex Education ha il potere di aver rappresentato sia il pubblico adolescenziale che quello adulto. Per questo è amata da diverse persone.
Il tema centrale è sì, la scoperta della sessualità durante l’adolescenza, ma alle vite dei giovani protagonisti si intrecciano quelle dei loro genitori. Il sesso è un momento trasversale che ci può più o meno unire e ci rende uguali. Tra le molte tematiche affrontate troviamo: masturbazione, vaginismo, sogni erotici, omosessualità, pansessualità, bisessualità, sesso anale, asessualità, feticismo e così via.


Le ragazze dell’Hockey

Emma, Laila, Rachel, Flor, Lorena, Berta e Gina sono le giocatrici della squadra femminile del club Minerva in una piccola città nella provincia di Barcellona. Il presidente del club, Eric, per dare maggiori finanziamenti alla squadra maschile, cerca di tutto per debellare la squadra femminile. Le ragazze fanno di tutto per salvare la propria squadra, mentre vivono la propria vita alla scoperta della loro sessualità e della loro identità e consolidando la propria amicizia.
Vogliamo solo giocare”, questo è quello che continuano a dire. Quello che le stanno negando è la possibilità di divertirsi, di mettersi in gioco, di sfidare loro stesse, di crescere come atlete.
Il femminismo in questa serie non viene neanche troppo velato: in una delle prime puntate le ragazze si trovano a cantare Dones di Tesa, che recita: “Cosa succederebbe le donne governassero questo paese?”
Ancora più ben rappresentativo è il ruolo di “alleati” che interpretano i ragazzi della squadra maschile: fratelli, amici o fidanzati, non importa. Avendo un legame con queste ragazze, le trattano da pari. Quando due ragazze si fidanzano, i ragazzi fermano colui che vorrebbe provarci con una di loro: “E’ fidanzata, lascia perdere”. Quando una ragazza si troverà a gestire un aborto da sola, il ragazzo con cui ha fatto sesso le dirà: “Sono tuo amico. Ti avrei aiutato”.
Le Ragazze dell’Hockey ci dice che è possibile autodeterminarsi, scegliere per sé, instaurare legami importanti nonostante scontri, incomprensioni e litigi. Anzi, forse proprio dallo scontro, dalla collisione, nasce la forza di volersi spingere ancora più in là, ancora più vicino.


Trinkets

Elodie, Moe e Tabitha non hanno niente in comune. Elodie è una ragazza lesbica, orfana di madre, costretta a vivere col padre e la sua nuova famiglia. Moe è la più intelligente della scuola, ma lavora per aiutare la madre, poiché il padre non si fa vivo da un pezzo. Tabitha è la ragazza popolare della scuola, la riccona bellissima con una vita perfetta. Sembrerebbe l’inizio di un qualsiasi teen drama, e invece no. Il pregio di questa serie (2 stagioni) sta nello scardinare ogni tipo di pregiudizio che possiamo avere su questi personaggi, all’apparenza stereotipati. Elodie è fragile, sensibile, tenera. Moe è coraggiosa, ribelle, infrange più volte la legge. Tabitha è caparbia, astuta, controcorrente. Diffidenti le une dalle altre, si “riconoscono” una volta che comprendono che poi non sono tanto diverse. Nonostante i buchi di trama, è una serie tv con dei personaggi sorprendenti.
Ah, quasi dimenticavo. Elodie, Moe e Tabitha sono cleptomani.


Non ho mai…

Solo quattro parole: voglio la seconda stagione. Dani, ragazza indiana, non è la ragazza più popolare della scuola, ma ambisce a diventarlo. Dopo la morte del padre, tuttavia, le sue gambe hanno smesso di camminare per tre mesi e tutti i compagni della scuola la ricordano solo per essere “la ragazza in carrozzina”. È per questo che cercherà di scalare le vette della popolarità provandoci con il ragazzo più ambito della scuola.
Le sue due migliori amiche sono Fabiola, ragazza lesbica e nera, ed Eleonora, ragazza asiatica e aspirante attrice la cui madre viaggia per lavoro. Questo trio è conosciuto come NU, “Nazioni Unite”, per via della multiculturalità che rappresentano. Tuttavia, a parte pochi e marginali personaggi bianchi e americani, quasi tutti presentano mix culturali diversi.
Ma questo non è l’unico motivo per cui vale guardare questa serie. Questa serie è audace, divertente, irriverente, sarcastica, cinica, profonda e… e… e… Non lo so.
Guardatela e basta.



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