
Le (quasi) cinque pubblicità contronarranti dell’estate
by Ilaria Nassa / Settembre 16, 2020
L’estate è giunta al termine e con essa anche le pubblicità di questi mesi. Niente di nuovo: pochi e singolari esempi di virtù.
Ho selezionato cinque pubblicità che meritano di essere guardate ancora e ancora, per poter prendere spunto e poter riflettere su come interpretiamo i ruoli di genere all’interno della nostra società.
Tuttavia, su due di esse vi è da approfondire una questione importante, che riguarda la ripetitività e la schematicità dei modelli alla quale ispirarsi.
Pandora, Something about you
“Che cosa amo?”, si chiedono delle donne diverse tra loro: una motociclista, una fotografa, un’insegnante di chimica, una donna con i capelli bianchi elegantissima e ben vestita e infine una ragazza pilota. Il merito di questa pubblicità è di aver presentato le donne di diverse etnie (caucasiche, asiatiche, africane) in un ruolo completamente libero ed emancipatorio. Inoltre, in questi 30 secondi Pandora riesce a smantellare anche l’ageism, ovvero quella tendenza a non mostrare le donne anziane negli spot, rappresentandole più giovani rispetto al target di riferimento.
https://youtu.be/let-nPQET0M
Nike, You Can’t Stop Us
Nike incassa un altro trofeo per la migliore pubblicità dell’anno (almeno fino ad oggi). Lo sport? È per tuttu. Che tu sia disabile, uomo, donna, trans, etero, gay, nudu o copertu da un velo. Puoi fare sport, puoi usare il tuo corpo per muoverti, correre, raggiungere un traguardo e nessuno può fermarti. Anche durante una pandemia mondiale, puoi praticare sport a casa e sentirti un tutt’uno con il mondo.
Un messaggio bello e potente.
https://www.youtube.com/watch?v=WA4dDs0T7sM
La paternità nelle pubblicità oggi, Vileda e Bonduelle
Due padri che giocano con la figlia, che puliscono, che cucinano. E la madre?
Non fraintendetemi. Non sto assolutamente dicendo che dovrebbe per forza esserci la madre ad accompagnare il padre nel lavoro di cura. Credo fortemente che gli uomini abbiano le capacità e le abilità di poter gestire una casa e i/le propriu figliu completamente in autonomia.
Tuttavia, queste due pubblicità non fanno altro che ricalcare lo stesso schema: non essendo presente la madre, il padre si prende cura. Nelle pubblicità in cui compare la “famiglia tradizionale” le madri sono sempre coloro che coccolano e si prendono cura di marito e figliu. Allora perché nelle pubblicità in cui sono i padri ad agire la cura, la madre non c’è?
Pare quasi che loro si prendano in carico il lavoro di cura solo e soltanto se manca la figura femminile e quindi sono costretti a sostituirla.
Forse dovremmo riflettere sull’impatto che queste immagini hanno sul nostro immaginario e sulle nostre aspettative circa i ruoli di genere.
In ogni caso, sono due pubblicità molto carine, seppur non siano perfette.
https://www.youtube.com/watch?v=I6IlDz2ysvk
Bodyform, #wombstories
Con l’aiuto di artistu, Bodyform ha commissionato la realizzazione di questo spot in cui vengono raccontate le goie e i dolori dell’intero organo sessuale femminile: il ciclo che macchia i vestiti, i dolori premestruali, l’endometriosi, l’orgasmo, la fecondazione, l’aborto, il parto, la menopausa sono tutti eventi che incidono fortemente nella vita di una donna. Le immagini sono metaforiche e suggestive, eppure riescono con estrema fedeltà e senso di realtà a mostrare una certa quotidianità. Credo che tutte le donne cis possano immedesimarsi in uno di questi momenti rappresentati. Vi invitiamo a vedere questo spot nella sua interezza.
Diretto da Nisha Ganatra, artistu: Laura Jayne, Carine Khalife, Salla Lehmus, Kate Isobel Scott, Haein Kim, Roos Mattaar, Annie Wong, Nella Addy, Molly Grace Lawton, Aylin Ohri, Megs, Georgie Wileman; musica: Pumarosa – Priestess (Shura Remix).
Qual è la vostra pubblicità contronarrante preferita dell’estate?