
Le (quasi) cinque pubblicità contronarranti dell’estate
by Ilaria Nassa / Settembre 16, 2020
L’estate è giunta al termine e con essa anche le pubblicità di questi mesi. Niente di nuovo: pochi e singolari esempi di virtù.
Ho selezionato cinque pubblicità che meritano di essere guardate ancora e ancora, per poter prendere spunto e poter riflettere su come interpretiamo i ruoli di genere all’interno della nostra società.
Tuttavia, su due di esse vi è da approfondire una questione importante, che riguarda la ripetitività e la schematicità dei modelli alla quale ispirarsi.
Pandora, Something about you
“Che cosa amo?”, si chiedono delle donne diverse tra loro: una motociclista, una fotografa, un’insegnante di chimica, una donna con i capelli bianchi elegantissima e ben vestita e infine una ragazza pilota. Il merito di questa pubblicità è di aver presentato le donne di diverse etnie (caucasiche, asiatiche, africane) in un ruolo completamente libero ed emancipatorio. Inoltre, in questi 30 secondi Pandora riesce a smantellare anche l’ageism, ovvero quella tendenza a non mostrare le donne anziane negli spot, rappresentandole più giovani rispetto al target di riferimento.
Nike, You Can’t Stop Us
Nike incassa un altro trofeo per la migliore pubblicità dell’anno (almeno fino ad oggi). Lo sport? È per tuttu. Che tu sia disabile, uomo, donna, trans, etero, gay, nudu o copertu da un velo. Puoi fare sport, puoi usare il tuo corpo per muoverti, correre, raggiungere un traguardo e nessuno può fermarti. Anche durante una pandemia mondiale, puoi praticare sport a casa e sentirti un tutt’uno con il mondo.
Un messaggio bello e potente.
La paternità nelle pubblicità oggi, Vileda e Bonduelle
Due padri che giocano con la figlia, che puliscono, che cucinano. E la madre?
Non fraintendetemi. Non sto assolutamente dicendo che dovrebbe per forza esserci la madre ad accompagnare il padre nel lavoro di cura. Credo fortemente che gli uomini abbiano le capacità e le abilità di poter gestire una casa e i/le propriu figliu completamente in autonomia.
Tuttavia, queste due pubblicità non fanno altro che ricalcare lo stesso schema: non essendo presente la madre, il padre si prende cura. Nelle pubblicità in cui compare la “famiglia tradizionale” le madri sono sempre coloro che coccolano e si prendono cura di marito e figliu. Allora perché nelle pubblicità in cui sono i padri ad agire la cura, la madre non c’è?
Pare quasi che loro si prendano in carico il lavoro di cura solo e soltanto se manca la figura femminile e quindi sono costretti a sostituirla.
Forse dovremmo riflettere sull’impatto che queste immagini hanno sul nostro immaginario e sulle nostre aspettative circa i ruoli di genere.
In ogni caso, sono due pubblicità molto carine, seppur non siano perfette.
Bodyform, #wombstories
Con l’aiuto di artistu, Bodyform ha commissionato la realizzazione di questo spot in cui vengono raccontate le goie e i dolori dell’intero organo sessuale femminile: il ciclo che macchia i vestiti, i dolori premestruali, l’endometriosi, l’orgasmo, la fecondazione, l’aborto, il parto, la menopausa sono tutti eventi che incidono fortemente nella vita di una donna. Le immagini sono metaforiche e suggestive, eppure riescono con estrema fedeltà e senso di realtà a mostrare una certa quotidianità. Credo che tutte le donne cis possano immedesimarsi in uno di questi momenti rappresentati. Vi invitiamo a vedere questo spot nella sua interezza.
Diretto da Nisha Ganatra, artistu: Laura Jayne, Carine Khalife, Salla Lehmus, Kate Isobel Scott, Haein Kim, Roos Mattaar, Annie Wong, Nella Addy, Molly Grace Lawton, Aylin Ohri, Megs, Georgie Wileman; musica: Pumarosa – Priestess (Shura Remix).
Qual è la vostra pubblicità contronarrante preferita dell’estate?