Le 6 pubblicità contronarranti dell’inverno

by / Marzo 15, 2020



Sentite il profumo della primavera che sta arrivando?
Noi siamo in trepidazione e non vediamo l’ora che le giornate si allunghino.
Intanto, abbiamo raccolto le pubblicità contronarranti di questo inverno troppo caldo – ma questo è un altro discorso.
L’immaginario mediatico sta cambiando, perché le esigenze dei fruitori sono cambiate. Le molteplici soggettività stanno chiedendo rappresentazione e inclusione, perché avere un’immagine del Sé vuol dire esistere all’interno della società. Senza questo grande specchio dei media nel quale guardarsi e riconoscersi, avremmo un’immagine di noi frammentata e non potremmo vederci per intero.

Ecco quindi le pubblicità che abbiamo selezionato:

​1. LINES, “Ogni giorno la donna che sei”

“Sei nervosa? Hai il ciclo!”
​Quante volte ce lo siamo sentite dire? Ogni mutamento d’umore viene giustificato col nostro ciclo mestruale, minimizzando completamente emozioni come la tristezza o la rabbia. Lines cerca di abbattere questo stereotipo in questo spot.

2. DUREX, “#BuonNonSanValentino”

“Ma perché aspettare il 14 febbraio?”, chiede la voce in voice overL’amore (e il sesso) dovrebbe essere celebrato sempre!
​Ed ecco che sullo schermo appaiono una serie di coppie multietniche, coppie omosessuali e coppie queer.
Non solo: vi è anche un frame di una donna sola, a letto, che sta per masturbarsi. Perché sì, esiste anche il piacere femminile, nonostante se ne parli ancora troppo poco.
​Perciò, che tu sia sol* o in compagnia, #BuonNonSanValentino!

​​3. DOUWE EGBERTS BELGIUM, “Something to Share”

Un padre entra in casa e scopre sua figlia con un’altra ragazza mentre si stanno baciando. Cosa succederà adesso? L’uomo prepara del caffè ad entrambe e tutti e tre si siedono al tavolo, sorridenti. Quale miglior modo che conoscere la ragazza di tua figlia?

​4. DADO STAR, “Quel sapore che è parte di noi”

Anni ‘70, una donna cucina per il figlio, che ama la cucina della mamma. Adesso lui è un uomo adulto e sta cucinando per la famiglia. Per la prima volta, viene visto come normale che un uomo possa essere  in piedi in cucina mentre la moglie se ne sta in tavola a mangiare. Bel lavoro, Star!

5. STARBUCKS, “Every Name’s a story”

Un ragazzo trans si trova in difficoltà con il nome scelto dai genitori, Jemma. 
Quel nome, infatti, porta un bagaglio di simboli e significati che non gli appartengono. Alla fine dello spot, al bancone di uno Starbucks, il ragazzo risponderà “James” alla domanda: “What’s your name?”. In questo modo si autodetermina, prende potere riguardo alla propria individualità e inizia davvero a esistere nel mondo.

Abbiamo deciso di inserire questa pubblicità, nonostante ci siano notizie riguardo la effettiva non-inclusività della compagnia per le soggettività trans che lavorano all’interno dei loro punti vendita. È’ un bene che pubblicità del genere vengano fatte, ma sarebbe ancora meglio che le aziende mettessero in pratica l’immagine che vogliono comunicare ai propri clienti.

​6. SAS, “What is truly Scandanivian?”

In questo spot, una voce in voice over chiede: “Cos’è davvero scandinavo? Assolutamente niente!” E così, una serie di persone propone qualcosa che viene considerato tipico della Scandinavia: “Tutto è una copia. La nostra democrazia? Greca. La paternità? Svizzera. Le iconiche pale eoliche scandinave? Persiane.” e così via.

Tutto ciò che abbiamo è una copia riadattata per le esigenze del nostro paese. Ma allora che cos’è la Scandinavia, da dove è partita? E qui vediamo un aeroporto e delle persone di ogni nazionalità, che arrivano per riabbracciare i loro cari. Ecco da dove tutto parte: da qui, dallo scambio, dal viaggio. Siamo viaggiatori, da sempre e per sempre.
Uno spot emozionante che ci invita a essere inclusivi e aperti, a vedere nel viaggio e nello spostamento un momento di crescita.

​È bene sempre ribadire quali siano gli spot italiani, ossia quelli della Lines, della Star e della Durex. Gli altri sono fruibili tramite il web, ma non li vedremo mai riprodotti nel nostro paese.

Tuttavia, per avere un cambiamento effettivo della società dovremmo richiedere che i media scommettessero non solo sulle nuove generazioni che chiedono un cambiamento e una maggiore apertura e inclusività, ma anche sulle vecchie generazioni, poco abituate o inclini ai mutamenti sociali.



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