Bastava chiedere! Le donne e il carico mentale

by / Febbraio 27, 2020



Prendete una donna e un uomo, eterosessuali, e ponete loro alcune domande relative al loro modo di gestire gli impegni familiari, sociali e professionali. È probabile che lui vi dica che nell’ultima settimana è stato assorbito dal lavoro, ma che è riuscito comunque a ritagliarsi un po’ di tempo per lo sport e una birra con gli amici. Se ha famiglia, è probabile sia riuscito a passare con i/le figl* un po’ di tempo la sera, e magari a pagare una bolletta.

Al contrario, è probabile che lei vi dica che in ufficio ha dovuto programmare la propria agenda in maniera certosina – perché col part-time i tempi sono ridotti al minimo – e che, uscita dal lavoro, si sia dedicata a organizzare minuziosamente la vita familiare.

Passare al supermercato, prendere i/le figl* a scuola, caricare la lavatrice, riordinare la casa dando uno sguardo ai/lle bambin* mentre fanno i compiti, rispondere ad una email mentre prepara la cena e, nel frattempo, appuntarsi mentalmente la necessità di passare dal medico di famiglia per i vaccini dei/lle piccol*. Vi dirà, probabilmente, che ha preferito rinunciare ad un aperitivo con le amiche o alla palestra, perché nessuno poteva badare ai/lle bambin*, o per evitare di far indispettire lui.

Le dieci storie raccontate da Emma, fumettista, blogger e ingegnera informatica, attraverso il linguaggio potente e immediato del fumetto, trattano proprio delle relazioni uomo/donna: del modo in cui sono state strutturate (dalla “notte dei tempi” ad oggi) e delle loro attuali ripercussioni. 

I racconti possono essere sfogliati singolarmente ma, letti uno dopo l’altro, dipingono l’attuale condizione delle dinamiche socio-familiari eterosessuali, smontando uno ad uno gli stereotipi di cui sono intrise. Di essi, il primo – da cui a cascata discendono gli altri – è quello del carico mentale.

Con quest’espressione, come scrive in modo chiarissimo Michela Murgia nella prefazione, si vuole indicare “quel processo per cui si chiede alle donne di complicarsi la vita per semplificare quella di chi amano”. È una subdola forma di manipolazione emotiva a cui le bambine vengono educate inconsapevolmente fin dall’infanzia, dato che la maggior parte di loro (di noi) viene ancora orientata verso la “carriera domestica” e, di conseguenza, verso il lavoro riproduttivo che si caratterizza per essere invisibile e gratuito.

©️ Emma

Questa dinamica crea nella coppia un legame di dipendenza in cui sono le donne a farne le spese: “se non adempi (gratuitamente) a questo dovere, se non ti sacrifichi per la tua famiglia, significa che non la ami veramente”.

Il carico mentale, racconta Emma in un altro capitolo del volume, si trasforma in un lavoro emozionale continuo che le donne vivono sia al lavoro sia in famiglia. In ambito lavorativo, le donne finiscono per gestire la relazione impiegata-cliente andando ben al di là di come dovrebbe essere, ad esempio sentendosi in dovere di sorridere a commenti non richiesti. A casa si ritrovano a gestire la salute e gli impegni del partner, trasformandosi poco per volta in madri ed infermiere.

Una forma di manipolazione emotiva analoga al carico mentale è quella che spinge le donne a scusarsi in seguito ad una reazione di comprensibile e giustificata rabbia davanti ad un commento o comportamento inopportuno e non richiesto. Si verifica,  dice Emma, quando si fa credere a una persona ferita che è lei a essere nel torto. Gli effetti sono devastanti perché, poco per volta, le donne che la subiscono diventano incapaci di distinguere le situazioni in cui hanno buone ragioni per arrabbiarsi, finendo così per non reagire più.

 

©️ Emma


​Questa dinamica è letale, perché spinge le donne a non dire niente davanti a una molestia, rafforzando ancora di più la 
cultura dello stupro di cui la nostra società è intrisa. Abituiamo prestissimo le bambine a ricevere commenti relativi al loro corpo e, una volta cresciute, diamo a loro la colpa di aver favorito una molestia o una violenza per il semplice fatto di “essersi fatte importunare”. 

Serve, secondo Emma, un nuovo modo di intendere il corteggiamento e un nuovo modo di guardare alle donne. Le relazioni eterosessuali hanno bisogno di rifondarsi su nuove premesse, non considerando le donne come capaci di occuparsi solo della casa, ma come persone che godono degli stessi diritti degli uomini. Le nuove relazioni devono fare in modo che il carico mentale e gli impegni familiari siano più equamente distribuiti mediante migliori sistemi di conciliazione vita/lavoro e un welfare egualitario. 

Per questo il libro di Emma  dovrebbe essere fatto leggere anche agli uomini: non dà soluzioni, è vero, ma contribuisce a scuotere tutte e tutti, in modo divertente eppure profondo.

​Alessia Dulbecco


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