Atti di un processo per stupro

by / Marzo 30, 2020



Esiste una fenomenologia dello stupro?
Da anni studios*, espert* e artist* si interrogano e svolgono ricerche per delineare un quadro, capire le radici, i significati e le conseguenze di questa violenza, gli effetti che ha sulla società, la mente e i corpi di chi lo subisce.

Quando si guarda al passato, soprattutto alle epoche più lontane, è facile non avere un quadro chiaro di come venissero considerati e giudicati questi fenomeni.
Ecco perché è importante sottolineare l’importanza dei documenti storici di chi li interpreta e li ricostruisce.

Le Lettere di Artemisia Gentileschi, precedute dagli Atti di un processo per stupro pubblicati da Abscondita, riguardano proprio questo: la ricostruzione e l’adattamento del processo della violenza subita da Artemisia Gentileschi nel 1600.

Eva Menzio, in collaborazione con Stefano Marconi, si è occupata di ricostruire e di rendere accessibile a tutt* l’intero processo dalla supplica al papà di Orazio Gentileschi, padre della vittima, agli interrogatori e i confronti svolti durante le indagini.

Artemisia Gentileschi non ha bisogno di presentazioni: è una delle figure più forti e rappresentative del ruolo femminile nella storia dell’arte italiana e mondiale.

Leggere questa testimonianza è stato al tempo stesso spaventoso, interessante e disturbante.
Ciò che più ci ha colpit* di questo documento è l’estrema familiarità della vicenda con le testimonianze di stupro che leggiamo e ascoltiamo oggi, nei primi 20 anni degli anni 2000.

Artemisia fu violentata da Agostino Tasso, amico e collega del padre di lei, che fu scelto proprio da Orazio Gentileschi stesso per insegnarle il mestiere della pittura.

Approfittando dell’assenza del padre, Tasso decide di aggredirla all’interno delle mura domestiche.
La Gentileschi fu costretta a rivivere l’accaduto, sottoporsi alle visite delle levatrici e a raccontare più volte la violenza nei minimi dettagli davanti agli inquirenti, affrontando anche un confronto con il suo stupratore.

“… quando fummo alla porta della camera lui mi spinse e serrò la camera a chiave a doppia serratura, mi buttò sulla sponda del letto…”

L’artista racconta agli inquirenti di essere stata seguita dal suo aggressore nei giorni prima della violenza, e di essere stata avvicinata in pubblico mentre era in compagnia di un’altra donna.
Agostino Tasso, chiamato a giudizio, prima nega tutto, poi scredita la Gentileschi davanti agli inquirenti.

“Signor no, la verità io l’ho detta e vi dico che non solo non ho stuprata la detta Artemitia ma non ho mai havuto a che fare carnalmente con lei” – “Dirò tutta volta che Artemitia mi verrò in faccia a dirmi che habbi avuto che fare con lei et che l’habbi sverginata che lei non dice il vero.”

e ancora:

“Levate quell’informato perché lui sapeva benissimo che lei (Artemisia) era una puttana, che c’haveva havuto a che fare non solo lui ma sapeva che c’havevano anco havuto che fare molti altri e però non ne volse sapere altro.”

Dalle narrative del processo, si delinea il quadro di Agostino Tasso: sospettato di aver ucciso la prima moglie, accusato di stupro e di aver promesso matrimonio alla Gentileschi dopo la violenza.

Atti di un processo per stupro è un testo storico ma soprattutto una forte testimonianza che viaggia attraverso il tempo e giunge intatta  e devastante fino a noi.

La lettura di questo libro ci insegna che, tolto il filtro della lingua, della classe sociale, della professione, dell’epoca storica, il motore dello stupro è sempre lo stesso: il possesso e il potere.

La violenza sessuale subita ha permeato tutta la produzione artistica di Artemisia Gentileschi, che ha trasposto su tela con la potenza delle sue immagini.
Roland Barthes, nel saggio contenuto in fondo al volume, fa un importante riflessione sul quadro “Giuditta e Oloferne”:

Ed è qui la forza del quadro: nel capovolgimento brusco dei ruoli. Classicamente, il patetico della scena dovrebbe essere religioso e patriottico; lo è senz’altro, ma un’altra ideologia si sovrappone, che noi moderni leggiamo chiaramente: la rivendicazione femminile. Il primo colpo di genio è quello di aver messo nel quadro due donne, e non solo una, mentre nella versione biblica, la serva aspetta fuori; due donne associate nello stesso lavoro, le braccia frapposte, che riuniscono i loro sforzi muscolari sullo stesso oggetto: vincere una massa enorme, il cui peso supera le forze di una sola donna”.



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